Elogio dell’Anarchia
Anarchia è, innanzitutto, un concetto
plurisemantico in quanto esso si dirama in svariati campi della conoscenza. Il
termine anarchia, come vedremo, s’estende in tre ambiti, in ognuno
dei quali assume forme radicalmente differenti.
Le tre vie dell'Anarchia sono:
quella esteriore
( sociale-politico), quella interiore
(psichico-spirituale) ed in fine in quella metodologico-scientifica. Una
data declinazione può sussistere indipendentemente dalle altre due.
L’anarchia come utopia
Tale termine fu originariamente coniato per
indicare una condizione di autogoverno dei cittadini che si opponesse ai
totalitarismi delle grandi monarchie. L’anarchia, rifiutando i governi
centralizzati ed ogni forma di autorità che s’impongono brutalmente sulle
masse, è di fatto una democrazia estremizzata. Altro termine per
indicare questo concetto di autodeterminazione degli individui e dei
popoli è “ acrazia”, che etimologicamente significa “assenza di
potere”. Questo categorico rifiuto da parte degli anarchici di accettare ogni
forma di governo venente dall’alto li rende affini a Thomas Jefferson, padre
della costituzione americana. Egli , infatti, arringò la dichiarazione
d’indipendenza degli Stati Uniti il 4 luglio del 1776, promuovendo una
Repubblica Federale basata sull’autogoverno, sull’indipendenza e, soprattutto,
sulla dignità di ogni cittadino di poter partecipare alle sorti del proprio
paese mediante il diritto di voto. Come il padre degli USA, che ora piange in
tomba vedendo Obama, anche l’Anarchico accetta il modello democratico del
parlamento e del sistema rappresentativo. Ed, esattamente come lui, afferma che
“ l’Albero della libertà ha bisogno, a volte, d’esser innaffiato col sangue dei
tiranni.” Questo cardine della Costituzione Americana, è espresso ed
argomentato in una lettera inviata a William Steven Smith in seguito alla
rivoluzione dei lavoratori oppressi del Massachusets nel 1786 . Di
fatto, è la legittimazione dell’insurrezione violenta. Le armi sono utili al
fine di detronare quegli individui che, abusando della loro posizione da
rappresentanti del popolo, rafforzano allo stremo il governo parlamentare
imponendo così un’élite di oppressori camuffati da democratici.
Un recente ed
illuminante testo, assai somigliante alla Costituzione Americana, è,
paradossalmente, il Libro verde di Gheddafi. Nei primi capitoli vi è illustrata
una forma di autogoverno dei popoli che , per certi versi, si avvicina molto
alle teorie di governo dei democratici delle Polis Greche. Empedocle era così
anarchico che, quando gli venne proposto il governo assoluto della città lo
rifiutò, in quanto a detta sua tutti dovevano avere il diritto di prendervi
parte. L’apologia delle città-stato democratiche ed alle nuove
tesi anarco-municipaliste che spopolano in internet trovano appoggio
nei testi di Charles Fourier. Questo filosofo illuminsta teorizzava
l’organizzazione burocratica ed economica delle persone in “falangi” di
dimensioni ridotte, affinchè le loro tasse, i loro voti e le loro ricchezze non
venissero disperse in un regno troppo grandi da gestire. Ovviamente, come ben
ribadisce il buon Vecchio Marx Stirner, padre di tutti gli anarchici, nelle
comuni autogestite la forma giuridica dominante è la proprietà privata. La
casa, il proprio dolce nido, a detta sua, è legittimo difenderla anche a costo
di versar il sangue del ladro che tenta di penetrarvi. Inoltre, un sistema di
gestione anarchico non include l’assenza di leggi in quanto esse non sono
esercizi di potere bensì semplice strumenti di coordinazione.
L’anarchico rifiuta radicalmente le leggi
emesse da un’organo parlamentare che ha smesso di rappresentare il
popolo. In extremis, gli unici modi per ripulire ed igienizzare una
politica democratica imputridita son due: L’insurrezione violenta, che porta ad
un caos atto a ricostituire un’altro sistema anarco-democratico, o la legittima
presa di potere da parte di un monarca illuminato (più anarchico di
tutti gli altri) che si impone come unico “ al di sopra di tutte le
leggi”.
L’Anarchia come sfrenata esasperazione
dell’Io
In seguito, vi è l’Anarchia intesa come non più
come sistema di organizzazione di una collettività ma come
forma-mentis. L’anarchia esteriore esplicata in precedenza è
radicalmente diversa dall’Anarchia interiore del Rivoluzionario. A riguardo nel
saggio “ Trattato del Ribelle” di Ernst Jünger vi troviamo la sua emblematica
rappresentazione. Il Waldgänger, ossia l’uomo che s’oppone al sistema, colui
che è in minoranza e quindi costretto a dover lottare per far valere il suo
dissenso, è l’individuo eletto in grado di attingere da solo alle fonti più
profonde della moralità. Costretto vagar da solo nella giungla del
sistema, trattatoa guisa d’un brigante, il Waldgänger è
anche Dandy: Personaggio ed anima in eterna ricerca della propria individualità
ed artefice del proprio destino, è consapevole d’essere attore di
una farsa ma esige esserne anche il regista. L’Anarchia come forma-mentis,
all’opposto di quella politica che mira al buon governo delle genti
soddisfandone il più possibile, essendo individualismo allo stato puro, è
radicalmente antidemocratica. Come dichiara Jünger il Ribelle è quell’Unico che
vota nero quando tutti votano bianco e che, grazie al suo carisma, insegnerà
alla mandria di pecore a farsi lupi. L’Individualista è colui che alla
democrazia preferisce i totalitarismi in quanto esasperazione della
meritocrazia e della Libertà di scelta del singolo. Quale Anarchico,
sotto sotto, non ha mai sognato di assurgere al ruolo di nuovo
Napoleone?
In lui il senso di estraneità dalla massa è
tale da portarlo a volerla dominare, ed , evidentemente, all’immensa offesa
dell’appartenere alla mediocrità del popolino preferisce la morte. L’Anarchico
individualista è paragonabile al genio , che vive nel creato e si fa creatore
di cose nuove. Questo suo esser creati e creatore lo rende, inevitabilmente, un
anti-cristo, un nemico di Dio, in quanto in lui vi percepisce un avversario ed
un concorrente che però non potrà mai superare. Il Super-uomo Nietzscheano, nei
suoi eccessi di superbia pretende di essere superiore alle leggi e di non
averne più bisogno. Di fatto, si autolegittima ad infrangerle e a proporne di
nuove.
La morale pubblica non serve più per
comprendere quale sia il proprio l’Imperativo Categorico Kantiano. Avvalendosi
del paradosso l’Anarcha , eremita e trascinatore di folle, può assurgere a
Santo Redentore ed al contempo a terrorista golpista, senza per questo cadere
in contraddizione con sè stesso. Eroe e mostro al contempo, folle e saggio in
cui convivono ascetismo e perversione, l’Anarchico Individualista ha sfondato
tutte le categorie comprensibili alla ragione e nel mondo del fenomeno non ha
più alcun limite, essendo sovrano assoluto in quello del noumeno. È per questo
che, inevitabilmente, l’individualista che si spinge allo stremo,
esigendo di essere appieno artefice del proprio destino, ambirà
sempre a staccarsi dalle masse per poterle poi indirizzare verso al suo ideale
di bene. Se per Anarchico si intende colui che è al di sopra del governo e che
lui stesso si preoccupa di emanar le leggi, allora, esso coinciderà con la
figura dell'Imperatore.
A riguardo, come afferma Robert Poulet nel suo
saggio “ Contro al giovanilismo”, l’Anarchico nella sua interiorità emana una
libertà tale da non aver più bisogno di manifestarla negli eccessi e nei vizi
voluti dal corpo. Dopo essersi liberato persino dai bisogni della propria carne
e dagli impulsi più bestiali della natura, l’Anarca, anche se imprigionato in
una trincea di guerra nemica, imbrigliato in una divisa tra il fango, il sudore
ed il sangue, potrà dirsi Libero. Chi si professa individualista dev’essere
forte, quanto è proprio nella sforzo di lottare che manifesta la propria
Volontà. L’Anarcha , individuo illuminato, nel suo diabolico voler concorrere a
nuova divinità non vuol più esser schiavo nemmeno di sè stesso. E da qui, il
passo che lo conduce all’ascetismo ed alla santità è breve. “ L’ora
et Labora” del frati benedettini, paradossalmente, non è poi così distante
dall’Anarcha che ha fatto l’imporsi della sua forza di volontà il
proprio pane quotidiano. Di fatto, il Ribelle illustrato nei dialoghi de “
Manuale del piccolo individualista”, scritto da Hans Ryner, rifacendosi al
manuale di Epitteto, è una sorta di saggio stoico benedetto dall’atarassia.
L’Anarchia come prassi d’indagine
Per terminare, resta l’ultimo ambito in cui si
manifesta la parola “ Anarchia” da analizzare. Dopo aver visto che l’Anarchia
esteriore si può ridurre a democrazia sbriciolata o in Monarchia
Illuminata, ora snoccioleremo in breve l’Anarchia intesa come approccio
gnoseologico.
L'epistemologia anarchica escogitata da
Feyerabend evidenzia il carattere irrazionale,
caotico, non lineare, dello sviluppo scientifico. Essa è, di fatto,
un’alternativa al dogmatismo del razionalismo.
Ed è qui che l’Anarchia, intesa come Modus
operandi, assurge a Caos totale, imprevedibilità e confusione.
In politica e
nell’animo l’Acraziaa richiede la più ferrea autodisciplina ed una forza
di volontà che non transige sugli errori e sulle mancanze. Sul piano epistemico
essa esplode in una migliarde di direzioni diverse senza poter essere né domata
né controllata. Bestiale, potente ed imprevedibile l’Anarchia intesa come
approccio conoscitivo è quell’assenza progetti prestabiliti che vanifica ogni
teoria delle probabilità ed ogni razionale previsione del causa-effetto.
L’Anarchia come metodo operativo, che si rifà alla teoria del caos
ed all’imprevedibilità dei sistemi complessi è in uso anche presso ai manager
dei rischio aziendali che devono avere un’approccio che non sia unilaterale col
mercato.
Il saggio di Feyerabend , trattante di
scienza, illustra come le scoperte chimiche o le grandi invenzioni avvengano
per caso, senza che possano essere predette. Infatti, la pennicilina, lo
champagne e persino il viagra sono prodotti che hanno visto la luce...in
seguito ad un errore , senza che fosse stato minimamente possibile prevederle.
Nassim Taleb, filosofo contemporaneo e best-seller di fama mondiale, ne “ Il
Cigno Nero- Come l’improbabile governa la nostra vita” si fa’eccellente
portavoce di quest’anarchismo metodologico, le cui radici caotiche e
disordinate suggon linfa dal Big Bang stesso. Senza che venga mai nominata l’
Anarchia si libra con tutta la sua crudele potenza nell’”Arte della Guerra di
Boyd” di Osinga, dove è spiegato come nei conflitti armati di quarta
generazione non vi sia strategia razionale che regga. Quindi, anche per vincere
le guerre, a detta dei moderni strateghi, con gran dolore di Machiavelli, non
resta che affidarsi al caso.
L’Anarchia al giorno d’oggi
Oggi l’Anarchia viene continuamente offesa da
coloro che le danno una connotazione politica. Essa infatti non dovrebbe essere
né di destra né di sinistra, quindi, professarsi politicamente come “ Anarchici
anti-fascisti” è un prendere una posizione che inevitabilmente crea delle
scissioni e dei fronti in un movimento che dovrebbe essere unitario.
L’anarchia rifiutando di base le sovrastrutture
teoriche ha le sue basi non nelle inutili elucubrazioni politiche, bensì
nell’antropologia.
L’Anarchico è per principio nemico a tutte quelle
cose innaturali e fittizie che avvelenano le radici primordiali dell’uomo,
quindi non può tollerare le farneticazione riguardanti l'obbligo morale di
accanirsi ad ad amare tutti per forza, incondizionatamente. La solidarietà tra
animali di uno stesso branco è naturale, finchè non degenera in debolezza e
sottomissione o , peggio, in estinzione.
Ritorno al Principio
Primo
L’Anarcha è giunto ad un livello tale di
autoconsapevolezza che può permettersi di retrocedere nell’evoluzione, di tornar
selvaggio e cavernicolo, in virtù della ricerca delle proprie
origini. L'Anima libera infatti riesuma quei concetti ancestrali che caratterizzano
l’uomo identitario: Aborrisce i decenni d’ammaestramento che hanno
manipolato le ideologie dei popoli, ed , oramai libero dalla
sovrastruttura della cultura, s'appella alla tradizione ed al paganesimo del
nido in cui è cresciuto. L’Anarchico compie il ritorno all’Archè, al
principio primo, stando così sicuro star facendo il giusto.
Il saggio che ha scelto di sublimarsi in animale è
amico della Natura e la rispetta, portando onore alla famiglia, al suo
territorio e difendendo i suoi confini dalle tribù nemiche .
Il waldergäng non è né di destra né di
sinistra perchè è libero dall’eredità della storia, dalla morale e dalle mode.
S’aggrappa a due principi fondamentali legati alla Madre Terra, ossia il Sangue
ed il Suolo. A prescindere dall’era in cui vive, dalle inclinazioni della
società e dal giudizio degli altri il Ribelle è fiero di essere anacronistico.
Consacra la sua esistenza a lottare per quelle cose perfettamente
naturali che ci caratterizzano come specie. Essendo degli animali bipedi,
noi uomini, siamo portati a riprodurci con gente etnicamente simile
a noi. La natura ci ha fatti semplici ed abbiamo poche pretese
basilari: Noi vogliamo mangiare, dormire, riprodurci, farci una famiglia,
difendere i nostri cuccioli e la nostra proprietà privata. Tutte le cose che si
frappongono tra l’uomo e l’istinto, come il credere che sia sbagliato ammazzare
un pedofilo, sono nemiche dell’Anarchico. I matrimoni omosessuali ed il
meticciato sono cose molto alla moda e molto fotogeniche, ma non facciamo finta
che siano in sintonia con Madre Natura. Il rifiutarsi di riconoscere
l’innaturalezza di certi artifici creati dalla società globalizzata è pura
ipocrisia.
A causa dell’insensato declamarsi antifascisti di
sempre più gruppi “anarchici” in seguito alle guerre, nel 1990 gli
anarchici “tradizionalisti” hanno dovuto coniare il termine
nazional-anarchismo per potersi distinguere. Gli anarchici ibridati
col comunismo e così sviliti hanno creato la frattura tra militanti “ di
destra” e di “ sinistra”. In realtà la base dell’anarchia , stando
nell'antropologia, è assai semplice e non ha bisogno di bandiere politiche: La sua
forza sta tutta nell'aver come unico dogma lo sviluppo armonico della
Natura.
Se siete interessati alla Libertà, quella vera, che
ha le sue radici nel primitivismo e nella naturalezza, badate a non
scambiarla però col libertinaggio: Esso, tra vestiti sporchi, droghe, musiche
disarmoniche, notti in bianco, lozzurie, alcool, fumo, sentimenti di
filantropia disordinati ed indisciplina ci rovina, facendoci venir
meno all’atavico concetto di “conservazione della specie”.